Chi l’ha detto che non si può vivere il Vangelo? Chi ci impedisce di cercare il Signore che chiama tutti a servirlo nel mondo per diffondere il suo Regno? Aiutiamoci, con speranza ostinata, a ripartire da questa domanda: "Perché no come Gesù?"
Don Ottorino Zanon
Don Ottorino nacque il 9 agosto 1915 a Vicenza.
La famiglia, che ben presto dovette trasferirsi a Quinto Vicentino, era di condizioni modeste: il papà muratore e la mamma casalinga.
Il giovane Ottorino crebbe in un ambiente provato dalla sofferenza e illuminato dalla fede.
Nel 1927 entrò nel seminario di Vicenza e la prodigiosa guarigione della mamma a Lourdes, l'anno seguente, gli diede la certezza che il Signore lo voleva sacerdote. Inviato nella parrocchia cittadina di Araceli, dopo l'ordinazione sacerdotale avvenuta il 26 maggio 1940, rimase colpito dalla situazione di abbandono e di povertà dei giovani della zona periferica chiamata "Le Baracche", per i quali iniziò nel sottopalco del teatro parrocchiale un'opera educativa e formativa.
In quest'opera, che ebbe uno sviluppo prodigioso, migliaia di giovani trovarono accoglienza, calore umano, formazione umana e cristiana, avviamento professionale per poter vivere una vita più dignitosa. "Con Cristo nel cuore, nella famiglia, nel lavoro" era l'idea guida.
Don Ottorino dedicò gli anni e le energie migliori della sua vita a delineare lo spirito e la missione della nuova Famiglia religiosa e a formare i primi religiosi, guidandoli con l'esempio e la parola, insistendo su poche idee fondamentali per far crescere la figura dell'apostolo, umanamente maturo, donato totalmente a Dio, preoccupato di essere come e dove il Signore lo vuole e che, incontrandosi ogni giorno con Gesù, sente il bisogno di farlo conoscere e amare da tutti, edificando l'unità nella carità.
Il religioso - diceva - dev'essere "uomo, uomo di Dio, apostolo".
L'intuizione fondamentale di don Ottorino fu il diaconato permanente. Conservò a lungo nel segreto del suo cuore questo sogno, con trepidante attesa seguì il dibattito nel Concilio Vaticano II, con grande gioia lo vide realizzato nel 1968.
La Congregazione assumeva così la fisionomia definitiva e poteva iniziare l'espansione missionaria con comunità di religiosi pastori, preti e diaconi insieme.
Il Signore lo richiamò a casa il 14 settembre 1972, a Brescia, in seguito a un incidente stradale.
La sua ultima invocazione, continuamente ripetuta, fu: "Gesù, ti amo!".
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